Opere di

Luca Di Bartolomeo


Le mie lacrime

(Ad un angelo)

Serpeggiano cunicoli all’aperto
attorno alla montagna

dalla pelle maculata.

Le strade sono pezzi di carne lacerata
di questa terra

morsicata dal mare.

La pioggia ha già anestetizzato il tempo
e non c‘è più bisogno

di contare i minuti,

ormai perduti

tra le fibre incolori

di quest’aria stesa ad asciugare.
Il cielo è un fazzoletto

bagnato delle mie lacrime

e il sole è solo la luce di una dinamo

nell’intermittenza dei miei pensieri.

Quanto è lontano il nostro ieri

in cui mi accarezzavi le squame di serpente

e smagriva la mia diffidenza

tra i tuoi baci che profumavano di paradiso.

Quanto sono lontane le tue parole
e il tuo respiro

che appassiva.

Ma ora da questa riva

su una lucciola a vela

anch’io, solo, mi allontano

e mi perdo a rincorrer la tua scia

nell’indefinibile ruga dell’orizzonte.


Le nostre parole

Le nostre parole
gocciolano in quest’aria,
che ha il profumo di neve.
Si posano sulle foglie
piegate ad un volo di rondine
o al tuo palpitare insistente.
Ed evaporano in questo cielo
appassito tra le mani
come una speranza d’altri tempi,
mentre come bende sgualcite
cingono i nostri sogni sanguinanti.
Vorrei baciarti
e socchiuderti le labbra
in quest’ora
infilzata dal desiderio,
per poter svelare lì,
dove finisce il tuo corpo,
dove l’ultimo tuo bacio trova sponda,
un brandello di realtà.
Ma giacciono i resti
di un nuovo inizio
in questa perfezione
tanto triste.


Col mondo a tracolla

E volo via
col mondo a tracolla,
fermo ad ascoltare
il silenzioso
pulsare
del firmamento.
Viaggio
su un lembo di sogno.
E ora
il battito del mio cuore
è il battito d’ali
di una farfalla.
E vivo
diluito nel tempo,
come Una foglia
invernale,
nascondendo in tasca
briciole di cielo.


Succo d’arancia

Ti ho visto
mentre sbucciavi i minuti,
parcheggiando l’anima
alla curva del deserto.
Ho odorato le tue rose
color margherita,
tanto ammirate
e mai fiorite.
Ho assaggiato
le tue cronache arrostite,
ti ho sentito
chiamare ladre le lancette.

Ti ho aiutato
a rispolverare
i trofei di legno,
mai vinti, mai persi.

E ora, maledetta coscienza,
spremi l’aria in succo d’arancia.
E dolce
mi offri il bicchiere.


Sonetto a versi endecasillabi

Imprigionato

Ho spiato il tuo cuore tra le dolci
ferite di tre petali di rosa,
ho disegnato tremuli sospiri,
rosse gote del nostro tempo in posa.

Ho sussurrato chiassose visioni
distese sui gradini del nulla,
ho assaggiato il sollievo di un sorriso,
l’occhio del ciclone, la mia culla.

Mi cullo nel vederti ornare le ore
ricamandone i bordi bruciati,
cucire i nostri amori rattoppati.

Mi macchio di sublime e provo a amare
carezze mai nate e già amare,
dolce carcerïera del mi’ cuore.


Incanto

Scricchiola il tempo
in questa anticamera del futuro,
si spezza anche il vento
urtando questo muro.

E’ un rebus, è un gioco
pericoloso, e io la colsi
come fosse un croco;
ma mi incatenò i polsi

con manette di paglia
e mi condusse in una boscaglia
a contar le illusioni,
ruggendo ai leoni.

La sua frusta era la dolcezza,
gli incubi custodi
di un mondo socchiuso
da una porta targata “Giovinezza”.


Alba

Tra carezze di cielo,
l’infinito
scocca
un raggio di sole.
La lotteria è pronta;
i vincitori pure.
I numeri stanno
per essere annunciati.

E’ l’alba.
L’infinito
scocca una freccia
e gioca a dadi.



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